mercoledì 30 novembre 2016

Verità e realtà _ Krishnamurti

Jiddu KrishnamurtiVerità e realtà


Titolo originale dell’opera: TRUTH AND ACTUALITY(Victor Gollancz, London)Traduzione di Anna Guaita
© 1977, Krishnamurti Foundation Trust Ltd., London© 1978, Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini Editore, RomaUbaldini Editore - Roma

Capitolo I – Realtà, effettività, veritàKrishnamurti: Pensavo al problema di cosa siano la verità e la realtà e se vi sia tra loro qualche connessione, o non siano piuttosto indipendenti. Sono eternamente separate, o sono solamente proiezioni del pensiero? E se non ci fosse l’intervento del pensiero, esisterebbe la realtà? Ho pensato che realtà viene da res, cosa, e che tutto quello su cui il pensiero interviene o riflette, o che inventa, è realtà. E quando il pensiero pensa in modo distorto o condizionato è illusione, autoinganno, deformazione. Qui mi sono fermato perché volevo che la riflessione venisse da sé piuttosto che ricercarla.Dott. David Bohm: Il problema del pensiero, della realtà e della verità ha tenuto occupati i filosofi per secoli. È un problema difficile. Mi sembra che quel che dite sia fondamentalmente vero, ma i punti da appianare sono molti. Uno dei problemi in questione è questo: se la realtà è pensiero, ciò a cui il pensiero pensa, ciò che è presente nella coscienza, essa arriva anche oltre la coscienza?K.: I contenuti della coscienza sono realtà?D.B.: Ecco il problema; e possiamo usare il pensiero come equivalente della coscienza nella sua forma basilare?K.: Sì.D.B.: Mi chiedo, giusto per una questione di completezza, se non dobbiamo includere nel pensiero anche sentimento, desiderio, volontà e reazione. Sento che andrebbe fatto, nell’esplorare la connessione tra coscienza, realtà e verità.K.: Sì.D.B.: Ecco uno dei particolari su cui vorrei soffermare l’attenzione: c’è il pensiero, c’è la nostra coscienza, e c’è la cosa di cui siamo coscienti. E come avete detto spesso, il pensiero non è la cosa.K.: Sì.D.B.: Bisogna che questo sia ben chiaro, perché in un certo senso la, cosa può avere una sua forma di realtà indipendente dal pensiero; non ci si può spingere tanto oltre da negarlo. Oppure vogliamo arrivare fin dove sono arrivati certi filosofi, Berkeley per esempio, che sosteneva che tutto è pensiero? Vorrei ora suggerire una distinzione, forse utile, tra quella realtà creata in gran parte dal nostro stesso pensiero o dal pensiero dell’umanità, e quella che esiste indipendentemente da questo pensiero. Secondo voi, per esempio, la Natura è reale?K.: Sì, lo è.D.B.: E non è solo pensiero.K.: No, è ovvio.D.B.: L’albero, la terra, le stelle.K.: Il cosmo, certamente. Il dolore è reale.D.B.: Sì. Tempo fa riflettevo che l’illusione è reale, in quanto cioè si verifica realmente in una persona che sia in uno stato di illusione.K.: Per quella persona è reale.D.B.: Ma lo è anche per noi, perché il suo cervello è indubbiamente in uno stato di attività elettrica e chimica, e in seguito alla sua illusione egli agisce in modo reale.K.: In modo reale, distorto.D.B.: Distorto ma reale. A questo punto mi è venuto in mente che si potrebbe dire persino che il falso è reale ma non vero. Potrebbe essere importante.K.: Capisco. Per esempio: Cristo è reale?D.B.: Lo è certamente nel senso in cui si è detto, nella mente di chi crede in lui.K.: Vogliamo scoprire la differenza tra verità e realtà. Abbiamo detto che qualunque cosa il pensiero pensi in modo ragionevole oppure no, è una realtà. Può essere distorta o ragionata con chiarezza, ma è sempre una realtà. Tale realtà, direi, non ha nulla a che vedere con la verità.D.B.: Sì, ma bisogna anche aggiungere che in un certo modo la realtà comporta qualcosa di più che non il solo pensiero. C’è anche il problema dell’effettività. La cosa è effettiva? L’esistenza è un fatto effettivo? Secondo il dizionario il fatto è qualcosa che si compie effettivamente, che avviene effettivamente, che si percepisce effettivamente.K.: Sì, bisogna capire cosa si intende con il termine “fatto”.D.B.: Il fatto è l’azione che avviene effettivamente. Immaginate, ad esempio, di camminare per una strada buia e di credere di vedere qualcosa. Può essere reale, può non esserlo. Ora sentite che è reale, ora sentite che non lo è. Poi d’un tratto la toccate e incontrate resistenza. Perciò è subito chiaro che c’è una cosa reale con cui siete entrato in contatto. Ma se tale contatto non avvenisse direste che la cosa non era reale, che forse si trattava di una illusione, o per lo meno di qualcosa erroneamente giudicata reale.K.: Ma, naturalmente, quella cosa è pur sempre una realtà a cui il pensiero pensa. E la realtà non ha nulla a che fare con la verità.D.B.: Ma ora proseguiamo col discorso della “cosa”. Vedete, l’origine della parola inglese thing è la stessa di quella tedesca bedingen, determinare, porre le condizioni o fissare. E infatti bisogna convenire che una cosa è necessariamente condizionata.K.: È condizionata. Accettiamolo.D.B.: È il punto chiave. Ogni forma di realtà è condizionata. Così pure l’illusione è una forma di realtà condizionata. Per esempio la composizione del sangue di un uomo può alterarsi perché egli non è in una condizione di equilibrio. Egli travisa, forse è sovreccitato, e questo può accadere perché è prigioniero di una illusione. Ogni cosa, dunque, è determinata da condizioni e a sua volta condiziona ogni altra cosa.K.: Sì, proprio così.D.B.: Tutte le cose sono in relazione in un sistema di reciproco condizionamento che chiamiamo influenza. Ciò è evidente nella fisica, i pianeti si influenzano tra di loro, così gli atomi, e vorrei suggerire che forse possiamo considerare il pensiero e la coscienza come parte di questa catena di influenze.K.: Giustissimo.D.B.: Così ogni cosa può influenzare la coscienza e questa a sua volta può agire in senso inverso e influenzare la forma delle cose, nel mo­mento in cui creiamo gli oggetti. E allora potreste dire che tutto è realtà e, quindi, anche il pensiero è reale.K.: Il pensiero è reale.D.B.: E una parte della realtà influenza un’altra parte della realtà.K.: Ma anche una parte di illusione influenza un’altra parte di illusione.D.B.: Sì, ma ora dobbiamo stare attenti perché possiamo dire che c’è quella realtà non creata dall’uomo, dall’umanità. Ma anch’essa è limitata. Ad esempio, il cosmo come è visto da noi è influenzato dalla nostra esperienza e quindi limitato.K.: D’accordo.........

lunedì 28 novembre 2016

Danzare con Monica Savà

Domenica 27 novembre 2016 ho partecipato alla giornata di formazione Ciranda 3, con Monica Savà.La giornata è stata ricca di spunti di riflessione sul senso della danza in ambito formativo e terapeutico con i bambini.Sono stati toccati argomenti sensibili sui quali occorre maturare una consapevolezza che permetta il riconoscimento dei bisogni dei bambini nei loro comportamenti. Tramite la danza si può osservare come stanno i bambini, il loro stato psico-emotivo-intellettivo e si può usare il movimento coreutico per lavorare sull'armonizzazione di tali aspetti. Il contatto fisico, lo sguardo, il movimento verso l'alto (l'energia, il cielo, il contatto con l'universo), il movimento verso il basso (la terra, la madre simbolica), il ritmo (nell'infanzia, nella pubertà e nell'adolescenza), le parole di supporto del conduttore e i comandi come strumenti per accompagnare il gruppo, il cerchio come forma primaria (comunicazione alla pari, relazione circolare), i concetti di destra e sinistra nella nostra fisicità (non solo mano destra e mano sinistra, ma il nostro corpo destro e sinistro), il tempo di attesa, l'ascolto partecipato,  la verbalizzazione che aiuta l'organizzazione mentale e emotiva, la cura dei particolari come segno di attenzione a noi stessi e al mondo, il canto come dimensione esplorativa e comunicativa, il senso di appartenenza a un gruppo nelle varie età evolutive, l'adolescenza e le sue manifestazioni, l'emisfero destro e sinistro e le loro specificità.


Le danze  
I concetti e gli autori di riferimento
Riferimenti e fonti:
Mirco Castello
Sara Calzetti
Bianca de Jong
M. Di Fonzo / Sonia Joppert: il canto come terapia.

Bibliografia:
Chantal Grozléziat, All'ombra del Baobab, L'Africa nera in 30 filastrocche


martedì 22 novembre 2016

Schizzi Zen e Caviardage


Schizzi Zen e Caviardage per lavorare sulla rappresentazione grafica e sulla relazione pensiero - visualizzazione.

Grazie a Chiara Orsenigo per la piacevole giornata di formazione.

BUM CHA

La base di una circle song è la ritmica: uno, due, uno, due, tre, quattro. Per poter approdare a un canto d'insieme con un gruppo si parte da BUM CHA. Si può accompagnare un canto anche senza usare il verbale. Con due semplici cartelli, abbastanza grandi perché possano essere visti da tutti, si può fare molto, moltissimo. Si suddivide il cerchio in tanti sottogruppi e si introducono le variazioni improvvisate tipiche delle circle, senza dir nulla, solo mostrando i due cartelli in modo alternato e a tempo. Inoltre perché non far condurre il gruppo da un partecipante, grande o piccolo che sia? Pronti, via !!!

mercoledì 9 novembre 2016